La potatura del castagno richiede di arboricoltori esperti capaci di muoversi con le tecniche di tree-climbing nelle chiome. Questo approccio permette la migliore esplorazione della chioma garantendo la sicurezza per gli operatori e un'efficace esecuzione dei tagli.
il castagno
LA POTATURA
la concimazione
Il Castagno europeo, nella terminologia scientifica Castanea sativa (Miller), appartiene al genere Castanea e alla famiglia delle Fagaceae (ex Cupuliferae), ove si collocano anche i generi Fagus e Quercus. Quella europea è una delle tante specie del genere Castanea che popolano le zone temperate dell’emisfero settentrionale.
Il castagno da frutto, come tutte le essenze fruttifere, necessita di cure colturali e perciò anche di periodiche potature. Dopo anni di abbandono le chiome degli alberi fruttiferi sono irregolari, arruffate, con parti più o meno dense e rami morti per malattia o carenza di luce. Talvolta il loro stato vegetativo è buono ma l’eccessivo sviluppo provoca interferenze con i castagni più vicini. Scopo della potatura è perciò quello di dare la giusta densità alle branche e riequilibrare lo sviluppo delle ramificazioni al fine di migliorare l’illuminazione dell’intera chioma e accrescere il vigore vegetativo e la produttività dell’albero. Solo con l’emissione di nuovi getti è infatti possibile ottenere rami fruttiferi.
La selva fruttifera conserva una precisa identità anche dopo un lungo abbandono. Anche nelle terre di casa nostra la collocazione degli impianti, la sistemazione dei terreni e la distribuzione degli alberi tradiscono ancora oggi la passata importanza ed estensione di questa coltura. Seppur radi, relitti e degradati queste piante costituiscono un patrimonio di grande valore ecologico e culturale perché in essi ritroviamo vecchie e antiche varietà locali selezionate e coltivate dai nostri avi con lungo e paziente lavoro. Il loro recupero, quando le condizioni lo consigliano, è dunque un’operazione meritoria e preziosa perché riattiva un filone produttivo di grande tradizione recuperando scenari, conoscenze e attività tipici dell’area.
Con la potatura si sfrutta la naturale attitudine del castagno a rigenerare rapidamente le parti di chioma asportate, selezionando e direzionando nuovi e più produttivi rami in posto di quelli vecchi e stentati. La potatura di un castagno fruttifero da tempo senza cure deve considerare numerosi fattori: la vigoria e le condizioni vegetative e sanitarie dell’albero, anche in relazione alla varietà, la densità dell’impianto, le disponibilità economiche e gli obiettivi del castanicoltore.
Solo interventi mirati e ben condotti permettono però alla selva di esprimere il suo grande valore polifunzionale, ove il beneficio economico si fonde all’ambiente, al paesaggio, al turismo, alla cultura e alla tradizione.
L’intensità delle potature e l’opportunità di effettuare un intervento di drastica riduzione della chioma, con tagli sulle branche principali o addirittura sul fusto, va sempre attentamente valutata, meglio se con l’aiuto di un tecnico esperto in materia. È infatti vero che potature intense inducono nuovo vigore e produttività in castagni senescenti e scarsamente fruttiferi, in quanto le porzioni di chioma più prossime al polo radicale (zona del colletto) presentano meristemi apicali fisiologicamente più giovani e perciò capaci di produrre getti vigorosi e produttivi, ma è altrettanto vero che molti interventi sommariamente eseguiti non solo hanno avuto scarse ricadute produttive ma hanno stravolto la fisionomia e compromesso la vitalità di vetusti e monumentali castagni. Chiarite le necessità e gli intenti, si sceglierà la potatura più opportuna.
Per essere efficaci e nel contempo rispettose dell’albero su cui vengono compiute, le operazioni di potatura richiedono una serie di conoscenze e accorgimenti tecnici. Tagli condotti senza criterio e con attrezzature inadeguate possono rovinare completamente un albero e, nei casi peggiori, causarne addirittura la morte.
Questa pratica riguarda sia i frutteti di castagno, sia i boschi di castagno da frutto. La concimazione va effettuata una sola volta l’anno.
Può essere eseguita nel tardo autunno oppure nel tardo inverno (marzo-aprile), ed avvenire in un’unica somministrazione oppure con somministrazione frazionata.
La concimazione organica va ripetuta ogni due–tre anni in alternanza con quella minerale che va, invece, eseguita annualmente.
Evitare concimi organici ad elevata concentrazione azotata e da allevamenti intensivi perché sterilizzano il terreno e limitano la microfauna utile.
Le malattie principali del castagno che possono provocare danni sul territorio sono fondamentalmente tre: mal dell’inchiostro, cancro della corteccia, il cinipide galligeno.
mal dell'inchiostro
cancro alla corteccia
cinipide calligeno
Questa malattia, presente in Italia sin dal secolo scorso, si è diffusa in tutte le zone castanicole italiane e, dopo un lungo periodo di quiescenza, sta causando danni molto gravi in numerosi impianti di castagno. Le prime avvisaglie sono caratterizzate da un rallentamento della vegetazione e pertanto le piante e le ceppaie colpite presentano una chioma molto più rada rispetto a quella delle piante sane. Le foglie sono più piccole e spesso ingialliscono. L’accrescimento delle branche è scarso ed esse appaiono raccorciate. La fruttificazione è concentrata alla sommità della chioma ed è costituita da ricci più piccoli del normale, chiaramente visibili anche se circondati da foglie secche ancora attaccate ai rami e alle branche. Ad uno stadio più avanzato molti rami e successivamente le branche cominciano a disseccare tanto che la parte apicale appare completamente spoglia. Tali manifestazioni possono essere originate da vari agenti di marciume radicale e pertanto saranno necessari saggi sulle radici e sul colletto.
Si può dedurre che vengono uccise dal “Mal dell’inchiostro” anche quelle piante o ceppaie in cui non è possibile rilevare alla base del fusto la caratteristica macchia a fiamma.
Contro il ” Mal dell’inchiostro” non sono ancora disponibili metodi di difesa realmente efficaci tanto è vero che sui castagni colpiti, purché siano effettuate alla comparsa dei primi sintomi della malattia, si può intervenire con energiche potature e capitozzature per ridurre la chioma e stimolare le radici a produrre nuovi elementi radicali.
Il micelio, che si espande sulla corteccia provoca aree depresse di colorazione rossastra, che poi si fessurano più o meno profondamente ed evolvono in cancri sui quali si formano delle pustole rosso-aranciate, costituite dalle fruttificazioni del fungo (picnidi). Sollevando la corteccia in corrispondenza delle zone colpite, si osservano i tessuti imbruniti e su di essi è possibile rinvenire i caratteristici “ventagli” di color bianco-crema e costituiti dal micelio .
Il cancro della corteccia del castagno è divenuto ormai una malattia quasi endemica in Italia ed in Europa, pertanto qualsiasi tentativo di risanamento avrà un successo temporaneo. Se i castagneti sono e saranno costretti a convivere con la C. parasitica è e sarà necessario che tale parassita sia meno dannoso possibile. Questa opportunità viene offerta proprio dai ceppi ipovirulenti e perciò è quanto mai indispensabile la loro presenza e predominanza nei castagneti, perché il patogeno è presente in tutto il suo areale anche nella forma virulenta.
Questo cinipide è considerato uno degli insetti più nocivi per il castagno a livello mondiale.
La presenza di questo insetto la si percepisce alla crescita del fogliame, il quale, anziché svilupparsi normalmente, genera delle galle causate dalla presenza della larva deposta durante l’inverno. Raggiunta la maturazione, dalle larve uscirà la nuova generazione la quale andra a deporre nuovamente altre uova.
Questo processo si verifica una volta l’anno e solo sulle piante di castagno.
La formazione delle galle riduce lo sviluppo dei germogli e quindi la produzione fino al 60-70%, con uno spiccato disseccamento di varie parti di chioma, ma molto difficilmente causa la morte del castagno.
La lotta alla vespa del castagno è efficace quando si impedisce a priori la diffusione dell’insetto. La prevenzione è il modo migliore per eliminare la vespa cinese del castagno, infatti il miglior rimedio consiste proprio nella lotta biologica.
I risultati più promettenti sono quelli raccolti mediante la lotta biologica coordinaa sul territorio nazionale mediante lanci dell’antagonista naturale del cinipide. L’antagonista naturale è un insetto parassitoide, il Torymus sinensis Kamijio, anche questo insetto è originario della Cina e importato appositamente in Italia seguendo l’esempio del giappone.
Il Torymus sinensis depone le uova all’interno delle galle formate dai cinipidi. Alla nascita delle larve di Torymus sinensis, queste, si nutrono delle larve del parassita del castagno riducendone la popolazione. Il Torymus sinensis è innocuo per i castagni.